venerdì 26 dicembre 2008
Rosetta, Napoli e Romeo
Ci sono poche cose certe a Napoli: la morte, le tasse, il capitone
sulla tavola di Natale e l'onestà di Rosa Russo Iervolino. La sua
biografia politica è un pezzo di storia d'Italia. Eppure la sua giunta
di Centrosinistra è stata investita da un ciclone giudiziario,
l'inchiesta Magnanapoli, che ha fatto sprofondare l'immagine della
città fino a travolgere il Partito democratico, lacerato dalla
questione morale. Nell'occhio del ciclone, lo studio del primo
cittadino, a Palazzo San Giacomo, regna la calma. O almeno così
sembra.
- Sindaco Iervolino, non era meglio dimettersi?
"Non ci ho mai pensato nemmeno per un istante. Non sono abituata a
scappare. Qui a Napoli siamo un popolo di naviganti, quando la nave
affonda il comandante scende per ultimo o affonda con la nave, non
scappa per paura".
- Come è potuto accadere, se le ipotesi di reato verranno confermate
dalle sentenze, che le ruberie su cui indagano i magistrati possano
essere avvenute senza che il sindaco e gli altri membri della giunta
non si accorgessero di nulla?
"Alt. Qui non c'è stata nessuna ruberia. Se si legge il casermone..."
- Il casermone?
"Sì, l'ordinanza di 700 pagine dei magistrati: se se la legge vedrà
che gli indagati non hanno rubato una lira, hanno fatto progetti di
ruberie su gare d'appalto che non sono state fatte. Se le gare non
sono mai state fatte, significa che qualcuno si era accorto, che
qualcuno le ha fermate. Questo è il grande equivoco. Non dico che sia
meno grave, perché se io progetto un'azione delittuosa e organizzo
tutto, dal punto di vista etico è come se l'avessi compiuta, però se
qualcuno protegge la vittima, la fa scappare, beh, c'è un po' di
differenza".
- Ha mai vissuto momenti più difficili nella sua carriera politica?
"Sì, durante i 55 giorni di Moro. Ero nella direzione della Democrazia
cristiana. E anche quando come ministro ho avuto la responsabilità
della missione in Kosovo, dopo l'invasione dell'Albania. Devo dire
che questo è il terzo momento più difficile della mia vita politica,
forse più paragonabile al primo, ai giorni di Moro. Con il Kosovo era
un momento di grande solidarietà e di unione. Col sequestro Moro si
aveva la stessa sensazione che sto vivendo oggi a Napoli, quella di
navigare nelle nebbie. Intendiamoci, parlo dal punto di vista
politico. Dal punto di vista personale, mi creda, se non avessi la più
ferma convinzione di avere la coscienza a posto, non andrei avanti. E
con me la stragrande maggioranza della giunta e il consiglio comunale.
Certo quando mi trovo di fronte a intercettazioni telefoniche che
senza fare nomi prendono una persona che è stata parlamentare per
varie legislature, membro del Governo, membro della commissione
parlamentare antimafia, cattolico focolarino di prima grandezza e me
lo trovo come una delle persone che studia come raggirare il sindaco,
definita scema perché è tanto ingenua da non pensare nemmeno al fatto
che la si possa imbrogliare, beh un po' di nebbia viene..."
- Si sente tradita da questa giunta?
"Da questa giunta no. In giunta ci sono persone ottime. Ma anche gli
inquisiti non sono sullo stesso piano. Anche se non faccio nomi per
rispetto dell'autorità giudiziaria".
- Ma c'è qualcuno da cui si sente tradita?
"Viene il dubbio. Vede, io sono sempre stata persona non certo ingenua
(sono napoletana, sono avvocato, sono nata sul porto) però sono stata
una persona che è sempre partita dalla presunzione di lealtà. Per la
prima volta ho dentro di me un po' di paura immaginando che possano
esserci anche persone sleali. Tenga conto che io vengo da una lunga
esperienza politica. Ho avuto avversari duri, ma leali, sempre. Per
> questo è stata una bruttissima botta".
> - Veltroni l'ha incoraggiata ad andare avanti?
> "Non c'è dubbio che sì. La decisione di andare avanti con nuovi
> assessori, come quello al Bilancio Francesco Boccia è mia, ma il
> giorno stesso che è successa la cosa io sono andata a Roma, ho
> incontrato Veltroni e gli esponenti degli altri partiti. E ho detto
> loro che intendevo andare avanti".
> - Non teme di aver deluso i suoi elettori? Oltretutto per un cattolico
> la questione morale dovrebbe valere due volte: come cittadino e come
> cristiano...,
> "Se è per questo per me vale tre volte: come cattolica (sono figlia
> della generazione del Concilio), come cittadina e per un terzo motivo:
> con Rosi Bindi, Maria Eletta Martini e Sergio Mattarella ho redatto
> all'epoca di Martinazzoli il codice deontologico della Dc e come
> presidente del Consiglio nazionale ho firmato io, con questa mano,
> l'espulsione di tutti i potenti della Dc, da quelli veneti a quelli
> bresciani a quelli napoletani. E se mi ritrovo qui in questo ufficio,
> è perché quando ero parlamentare di Napoli, nel '94, ai tempi in cui
> era stata espulsa e delegittimata tutta la classe politica della
> città, Martinazzoli mi mandò a Napoli proprio perchè occorreva una con
> le mani candide, con radici napoletane".
> - Ha conosciuto l'imprenditore Romeo? Era davvero così invadente come
> emerge dall'ordinanza, tale da condizionare il sistema politico?
> "Romeo io l'ho visto in sala giunta quando abbiamo fissato l'accordo
> per la manutenzine delle case nel 2002 e dopo stia tranquillo che con
> me è stato completamente alla larga, mai visto né conosciuto. Difatti
> veda se c'è una sola intercettazione della Iervolino con Romeo..."
> - L'ex Guardasigilli Scotti, suo assessore, ha detto in un'intervista
> che la nuova giunta dopo il rimpasto si chiamerà "Giunta degli
> onesti". Viene subito in mente il film La banda degli onesti di Totò e
> Peppino. Un nome un po' autolesionista, per non dire grottesco...
> "A dir la verità è venuto in mente anche a me. In realtà la storia
> della giunta degli onesti è solo nel titolo dell'intervista. Scotti
> non ne parla. Anche perché la giunta degli onesti lascerebbe
> presupporre che ci sia stata la giunta dei disonesti".
> - Non trova che la classe dirigente napoletana e la società civile
> siano un po' distanti dai problemi di Napoli e si limitano ad
> assistere allo spettacolo? Borghesia silente, si è detto.
> "Non mi farò amici però la risposta è che ha ragione. L'ho detto anche
> in Consiglio comunale. Noi qui abbiamo un'ottima Caritas, un'ottima
> Acli, un'ottima Arci, abbiamo una serie di organizzazioni di società
> civile che si sprcano e mani e mandano avanti la città. E poi abbiamo
> una serie di organizzazioni di società civile che fanno l'analisi
> delle cose che non vanno e non fanno assolutamente nulla".
> - Lei è al secondo mandato e non è più rieleggibile. Ha già pensato al dopo?
> " Mi vengono in mente 580 mila cose. Vengo dal diritto sindacale e del
> lavoro. Mi piacerebbe ritornare a occuparmi di vertenze sindacali.
> Dopo l'esperienza a contatto di tanti profughi in Kosovo mi piacerebbe
> anche lavorare nelle organizzazioni internazionali, nell'Acnur, per
> esempio, Anche se ho un grave handicap: conosco bene solo l'italiano e
> il dialetto napoletano".
> - Può sintezzare i mali di Napoli da affrontare, in una battuta?
> I mali di Napoli sono principalmente tre: la disoccupazione, la
> povertà che è figlia della disoccupazione, la droga che si porta
> dietro la malavita".
> - A Napoli si dice che l'unica autorità riconosciuta sia l'arcivescovo Sepe...
> "E' un punto di riferimento. Però da cattolica e marciando sulla linea
> della Gaudium et spes, chiedo scusa, ma sono per la laicità dello
> Stato. Ognuno fa il suo mestiere: uno il pastore della Chiesa di Dio e
> l'altro il governo della comunità democratica liberamente eletto".
> - Ha mai avuto l'impressione di aver avuto a che fare con dei
> capibastone nel suo partito, come ha detto l'ex segretaria del Pd Emma
> Giammattei?
> "Certo che ne ho visti, per amor di Dio, il problema è vedere chi poi
> tra me e loro ha sempre preso le bastonate. Sa, io sono una persona
> mite, ma il mio programma politico viene dal Magnificat: deponi gli
> arroganti e i potenti ed esalta gli umili...".
>