lunedì 13 aprile 2009

LA TELEVISIONE E IL TERREMOTO


“Mi spiace dirlo, ma secondo me i mass media italiani nel seguire il terremoto hanno perso la faccia”. Il giudizio di Giorgio Simonelli, autorevole critico televisivo, è senz'appello. O quasi, come vedremo.
- Un giudizio piuttosto netto.
“Lo so, ma ho perso ogni speranza quando ho visto una giornalista entrare in diretta in una tenda mentre un povero sfollato si stava riposando massacrato dalla stanchezza. Abbiamo perso la faccia. Non s'era mai vista un'informazione così smaccatamente ipocrita, sciacalla e in fin dei conti inutile, come ha già detto qualcuno. Tutti a inseguire l'audience e a vantarsi di averla fatta”.
- Ma perché dice inutile?“Perché l'informazione ti deve dare delle informazioni utili, a cominciare dalle notizie. Qui invece non si sa nulla, si continuano a vedere le strade coperte di macerie e basta, si fa molta retorica con i politici che giungono nelle zone del terremoto e si rimesta nel dolore. Ma se uno ha avuto un parente scomparso sotto le macerie non lo si intervista, che senso ha, non c'è nulla da chiedergli, bisogna rispettare il suo dolore, il suo enorme vuoto e basta! E poi questa storia dei format!”.
-Format?“Quello che mi ha colpito di più di come è stato seguito il terremoto dell'Aquila è la formattazione del terremoto. Lo stesso avvenimento veniva trattato e inscatolato nel format della trasmissione che se ne occupava: il tg, il talk show, il programma in diretta pomeridiano, lo spettacolo di varietà. Tutti a parlare del terremoto con il loro format di riferimento”
-E' stato così anche per i precedenti terremoti?“Mi pare ci sia stata una sorta di escalation se guardiamo alla storia dei terremoti dal dopoguerra in Italia. Con quello di Gibellina non ci sono praticamente immagini. In Friuli c'è qualcosa, ma i servizi sono rispettosissimi del dolore. In Irpinia scatta la fregola, e vuol sapere perché?”
- Perché?“Perché la Rai comincia a sentire il fiato sul collo delle private e gioca la carta dell'informazione in diretta. Poi c'è stata L'Umbria dove abbiamo potuto assistere al crollo della volta della basilica di Assisi, che abbiamo rivisto centinaia di volte anche in questi giorni”.
- In questo modo l'evento si dilata nella coscienza collettiva a dismisura.
“Direi proprio di sì”.
- In questo terremoto è accaduto un fenomeno che non si era visto prima. Ci sono stati uomini e donne sconvolti dal dolore della perdita di una persona cara che addirittura hanno cercato la telecamera per raccontare il loro dolore. Come se la tv fosse un amico che consola, con cui sfogarsi...“Non me ne stupisco. La Tv è diventata la soluzione di ogni problema: se cerchi l'amorosa, un cugino scomparso da 50 anni, un lavoro, un amico non ti dai da fare. No, vai in televisione. E' la tv il tuo punto di riferimento. Le posso assicurare che è così solo in Italia. La tv nel resto d'Europa è completamente diversa”.
- Non potrà negare che la Tv e l'informazione contribuiscono a sensibilizzare l'opinione pubblica sull'evento, a tener desta l'attenzione su quel che succede, a vigilare...“Ma è proprio questo il punto. Qualcuno ha scritto che con questo terremoto questa volta c'è lo Stato. Io dico: questa volta non c'è lo Stato, c'è la televisione. Lo Stato fa quello che può e che deve. Non ci dovrebbe essere bisogno, in uno Stato moderno, di appellarsi a una colletta televisiva per salvare gli sfollati. Dovrebbero esserci già dei fondi e delle procedure, che ci sia o non ci sia l'attenzione della Tv. Invece qui sembra che sia la tv a mettere in scena lo Stato. Ma io in questo vedo un pericolo”.
- E quale?
“Questa è una tv che brucia e consuma tutto. Ma nel momento in cui la Tv spegnerà i riflettori, l'Abruzzo scomparirà. Perchè la Tv crea una grande emotività, però l'emotività al massimo dura due, tre settimane. E poi? La ricostruzione dura uno, due anni, chi ci dice che, ripartite le troupes e spenti i riflettori su quella povera terra martoriata, tutto proceda per il meglio e non si commettano porcherie?”
- Non salva proprio nessuno?
“Guardi: se proprio devo salvar qualcuno salvo Sky. Mi pare che si siano comportate meglio degli altri. Ha coperto l'evento senza mai essere patetica, senza cercare emozioni inutili, andando alla ricerca di notizie su quel che stava succedendo”.