giovedì 16 aprile 2009

IL CINQUE PER MILLE E IL TERREMOTO


Ha un bel dire il ministro Tremonti che l’idea di devolvere il cinque per mille dei redditi Irpef anche a favore dei terremotati non danneggia il volontariato, perché si tratta “di una causale in più e soldi in più per il terremoto”. In realtà lo danneggia eccome. Perché anche se si dovesse alzare il tetto delle donazioni al terzo settore (380 milioni di euro in base alla Finanziaria 2008) per non sottrarre risorse alle onlus, è evidente che l’emotività provocata da quella tragedia immane influenzerebbe i contribuenti a porre la crocetta sulla voce “terremoto in Abruzzo”. Le preferenze vengono inevitabilmente alterate a scapito di ricerca medica, aiuto ai disabili, attività umanitarie, assistenza agli “homeless”, insomma tutte quelle emergenze meno visibili ma non per questo meno necessarie. I bisognosi sono tutti uguali ma i bisognosi dell’Abruzzo diverrebbero più bisognosi degli altri. Se non è guerra dei poveri questa...

Il ministro aggiunge che si tratta di un fatto simbolico, poiché le cifre della ricostruzione sono ben altre (almeno dieci, dodici miliardi di euro). Ma è proprio questo il punto: perché rischiare di deprimere anche simbolicamente il volontariato, disattendendo quel sacrosanto principio di sussidiarietà che è ormai riconosciuto e praticato dalla società italiana? Anziché entrare a gamba tesa nel mondo del Terzo settore, quel mondo che si colloca tra Stato e mercato ed è una felice realtà che coinvolge oggi circa otto milioni di volontari (molti dei quali impegnati in queste ore proprio in Abruzzo), il governo della cosa pubblica dovrebbe pensare alle priorità del suo bilancio. Lasciamo perdere lo stracitato Ponte sullo Stretto, la madre di tutte le opere pubbliche. Basterebbe come esempio il mancato accorpamento del referendum con le elezioni europee o amministrative, se è vero che ci costerà circa quattrocento milioni, esattamente come tutto il gettito del cinque per mille 2008 cui hanno diritto tutti i 31 mila enti di ricerca sanitaria, onlus e università messi insieme. Ma si potrebbe andare avanti a lungo, passando per la commessa di 131 cacciabombardieri Joint Strike Fighter F-35 dal costo di circa 100 milioni di euro l’uno. Rinunciare solo alla metà di questi aereoplani da attacco, considerato che la Guerra Fredda è finita e che non dobbiamo invadere la Cina a breve termine, ci consentirebbe di ricavare risorse per sei miliardi di euro, la metà del fabbisogno della ricostruzione in Abruzzo.

Ma la cosa più controproducente di questa storia del cinque per mille è che ha dato indirettamente la stura all’ “anticlericalismo creativo” di tutto quel laicume anticoncordatario cui non pareva vero di tornare battere un colpo. Per la ricostruzione dell’Abruzzo - ci è capitato di leggere persino su un autorevole quotidiano “liberal” - non è necessario utilizzare il cinque per mille. Niente guerra dei poveri. No, utilizziamo l’otto per mille alla Chiesa Cattolica. Magari solo per quest’anno, poi si vedrà. Ma che idea geniale. Non potevamo pensarci prima? Perché non stornare quei fondi destinati alla fame del mondo, alle missioni, ai malati terminali di Aids, ai centri di accoglienza per immigrati, ai ragazzi di strada, agli oratori, ai patronati, ai campi scuola per ragazzi, alle case vacanza per disabili e anziani, ai consultori familiari, alla formazione del volontariato, alle mense dei poveri, ai fondi antiusura, al doposcuola per i fanciulli nelle zone degradate, alle Misericordie, ai recenti fondi di sostentamento per le famiglie che hanno perso una fonte di reddito, o alla pastorale per i detenuti? E ci fermiamo qui, perché citare tutto l’elenco delle destinazioni, compreso il sostentamento di quei sacerdoti e vescovi (integrazione netta del 2008 rispettivamente di 833 euro e 1.281 euro) che ogni giorno si dedicano “toto corde” alle “anime” della loro parrocchie, richiederebbe tutta la pagina. Perché l’otto per mille, nonostante la disinformazione che è dura a morire, è tutto questo. Negarlo, in spregio all’89, 81 per cento dei contribuenti che lo hanno scelto nella dichiarazione dei redditi del 2007, non è soltanto malevole, offensivo, dannoso o anticlericale. E’ semplicemente demenziale.