lunedì 26 ottobre 2009

IL POSTO FISSO

Voce dal sen fuggita? Rottura col passato? Sfida ai poteri forti? Rivoluzione in corso? Strizzata d'occhio ai sindacati e guanto di sfida a Confindustria? Insomma, come interpretare l'uscita del ministro dell'Economia Giulio Tremonti sull'elogio del posto fisso? Per il professor Paolo Feltrin, ordinario di scienze politiche all'Università di Trieste, si tratta semplicemente “della misura dell'enorme autorevolezza di Tremonti Qualsiasi cosa dica si scatena un can can e tutti dicono: chissà cosa c'è dietro. Dal suo punto di vista lui potrebbe dire: lo vede? Ho detto la prima cosa che mi passava per la testa ed è diventata il primo tema di discussione pubblica in Italia. Fossi in lui direi: bel colpo. La mia impressione è che nel giro di qualche giorno la questione sparirà”.
- E perché mai? Ne stanno parlando tutti, compreso il premier...
“Asserire che è meglio il posto fisso del precariato è come dire che è meglio mangiare che stare a digiuno. Quanto al premier, qualunque tema servisse a sviare il dibattito da quello di cui si parla da settimane, a cominciare dal lodo Alfano, andava bene”.
- Lei interpreta l'esternazione di Tremonti come una frase alla Catalano?
“O si concreta in discussioni e proposte a livello di politica di governo o semplicemente non vuol dire nulla. C'è la possibilità che tutto questo si traduca in azioni di governo, con la situazione di crisi e di spesa pubblica che ci ritroviamo? Ragionevolmente no. D'altro canto è difficile immaginare che lo stesso governo che ha fatto la riforma del mercato del lavoro nel senso della flessibilità vada in direzione opposta”.
- Ma allora tutto si concluderà come una polemica autunnale?
“Nemmeno asserire questo è corretto. Tremonti ha messo in qualche misura il dito nella piaga. Che ci sia un problema di sicurezza del lavoro flessibile, mobile e via dicendo, infatti è un altro discorso ma è un discorso sacrosanto. La parte sensata di quello che Tremonti dice è la seguente: come si fa a dare qualche garanzia in più a chi svolge lavori di tipo flessibile? Messa in questi termini diventa un tema di politiche pubbliche e di riforme. Ma c'è un unico argomento che in questo caso bisogna porsi, a mio avviso. E' mai possibile che noi in Italia siamo i più bravi del mondo, che scopriamo sempre la terza via, che abbiamo sempre la botte piena e la moglie ubriaca? In tutto il mondo la direzione è quella della flessibilità. Solo in Italia si torna al lavoro fisso?”.
- Forse perché abbiamo esagerato nella flessibilità? Perché abbiamo tirato troppo la corda, scaricando soprattutto sui giovani? Perché ci sono precari che vivono rinnovando di anno in anno il loro contratto e che a 40 e passa anni rimangono precari?
“Può anche essere. Se la domanda è se bisogna introdurre correttivi e garanzie allora questo è un dibattito legittimo e sacrosanto che va avanti da anni.E che in qualche misura ha ottenuto anche qualche risultato. Ma messa nella forma con cui è stata posta da Tremonti, sembra più l'alternativa tra rivoluzione e conservazione. Facciamo un esempio; poche o tante che siano, per la prima volta in questo Paese sono stati estesi gli ammortizzatori sociali a tutte le aziende sotto i quindici dipendenti e a una serie di lavoratori precari. E' questo che intendeva Tremonti? Allora va tutto bene. Ma immaginare in qualche modo un'alternativa di sistema, tutti col posto fisso, allora no. E' talmente fuori dalla corrente dei sistemi economici mondiali che non ha senso. E' come quando l'Italia pretende di produrre e consumare senza avere lo smaltimento rifiuti, E infatti è l'unico Paese al mondo che lo fa e che si trova l'emergenza rifiuti come è stata quella di Napoli. Idem sull'approvvigionamento energetico: abbiamo detto no al nucleare e ci lamentiamo se paghiamo l'energia più di tutti”.