Per chi si fosse perso la prima puntata, l’intervista pubblicata domenica 21 giugno, Stefano Folli, editorialista del Sole24ore e principe dei commentatori politici, prevedeva una caduta del Cavaliere e uno stallo della politica. Se lo stallo è ormai visibile per tutti, Berlusconi è ancora il capo di una coalizione sempre più sfilacciata. Con due novità-tormentoni che tengono banco in questa mezza estate e che si tengono insieme: il tradizionale predominio mediatico ferragostano della Lega, con la sua escalation di leggi e proposte anche bislacche, come i sottotitoli in dialetto per le fiction, e il nascente partito del Sud. Questione settentrionale e meridionale che si tengono insieme a filo doppio e che rischiano di mettere il Paese in un frullatore.
- Parlavamo di Berlusconi “anatra zoppa”, ma finora la caduta non c’è stata.
“Queste situazioni o producono un crollo repentino nel giro di pochissime settimane oppure si crea un fenomeno di adattamento, anche da parte dell’opinione pubblica. Questo avviene in tutto il mondo. Clinton scampò allo scandalo Lewinski ma ne uscì con un’immagine intaccata”.
- Sta di fatto che la situazione politica è ancora in fase di stallo...
“La crisi economica, nonostante i segnali di ripresa, è ancora forte e l’opinione pubblica si aspetta delle iniziative, dei provvedimenti per fronteggiare questa situazione. In un momento come questo un vuoto di potere non piace a nessuno. E poi non c’è un’ipotetica alternativa di governo. L’opposizione è completamente paralizzata”. - Il Cavaliere dunque, comunque vada, rimarrà saldo in sella... “Questo non significa che la cosa è stata dimenticata. Berlusconi è abbastanza logorato come figura pubblica, anche se non in procinto di cadere. Il rapporto con i cattolici, in cui il Cavaliere ha sempre avuto un notevole seguito, è molto compromesso”. - Dunque, a meno di colpi di scena, il pubblico “sventolio di mutande”, non gli impedirà di andare avanti.
“Il problema è se lui ha ancora la forza di esercitare la leadership forte. E’ come se ci fosse un patto con l’opinione pubblica: voi chiudete gli occhi e io, premier, vi garantisco un governo efficace”.
- Una specie di secondo, implicito, anche se non pubblico, contratto con gli italiani...
“In qualche modo si. Il politico è logorato rispetto a 15 anni fa, anche per via del tempo. Nell’Europa moderna non c’è più nessuno dei politici che agivano sulla scena politica ai tempi della sua famosa discesa in campo, nel 1994. Mitterand, che è stato il leader più longevo, è arrivato a 14 anni di presidenza all’Eliseo. Berlusconi ha superato tutti, è stato il baricentro della politica italiana. Nessuno può vantare un primato del genere. C’è un logoramento insito nella durata dell’arco temporale. E’ in condizione oggi Berlusconi di far valere la sua parte di contratto? Questo è il punto”.
- Se non ci riesce che succede? “Se non ci riesce allora anche gli aspetti che riguardano la rappresentabilità di certi suoi comportamenti potrebbero tornare a galla come elemento di forte turbamento dell’opinione pubblica nei suoi confronti. Questo avviene in una fase successiva. E come se si dicesse: vediamo cosa sei in grado di fare nei prossimi mesi”.
- Nel frattempo è esplosa la questione meridionale, con lo strappo del governatore siciliano Lombardo e del vicerè Micicché.
“Lo strappo meridionalista costituisce la vera minaccia nel Centrodestra”.
- Non c’è anche l’opposizione del Pd?
“Il Pd è totalmente fuori gioco. Il problema non li riguarda. La dialettica opposizione maggioranza è tutta all’interno del Centrodestra.”.
- Venendo a mancare il dibattito maggioranza-opposizione si è formato all’interno del Pdl un conflitto Nord-Sud.
“Una dialettica che a saperla dominare potrebbe essere perfino vantaggiosa ma che può diventare distruttiva. Berlusconi nel corso degli anni ha rappresentato un momento di sintesi efficace. Ha messo insieme pezzi di Nord e di Sud”.
- Ma oggi Berlusconi non è più un novello Garibaldi, sembra incapace di unire il Settentrione al Meridione.
“La domanda che dobbiamo porci è questa: il Cavaliere rappresenta ancora un elemento di sintesi o va avanti per piccolo cabotaggio? Mi pare che la risposta sia la seconda. Un giorno si dà ragione al Sud il giorno dopo al Nord”. - Poi però deve tranquillizzare Bossi e quindi apre sulle gabbie salariali... ”C’è un aspetto nuovo che è dato dalla difficoltà di tenere insieme le forze che tengono insieme il Nord e le forze meridionaliste che hanno imparato il metodo della Lega. Senza avere peraltro le caratteristiche del Carroccio, i suoi legami autentici, territoriali”.
- Il nascente partito del Sud non ha legami territoriali? “Qui siamo di fronte a un gioco di un ceto politico che si è organizzato per fare pressione su Roma, Ma tutto questo produce problemi seri in una situazione di scarsità di risorse economiche. Li voglio vedere, i grandi piani di investimenti nel Sud, con la Lega nervosa e potente com’è in questo frangente politico...”
- La Lega continua a mantenere il suo sigillo su questa maggiornza.
“E’ un partito che vale l’11 per cento dei voti ma politicamente fa valere la sua rendita di posizione nel momento in cui Berlusconi è comunque indebolito. Sostiene la sua coalizione, ma guadagna posizioni di potere, marca un’identità, mette il Pdl in una posizione difficile sul piano elettorale”. - In effetti la loro marcia verso i governatorati del Nord alle elezioni amministrative appare inarrestabile...
“I leghisti hanno l’occhio lungo. Pensano già alla prossima presidenza di Lombardia e Veneto. In passato Berlusconi sapeva gestire bene queste situazioni. Adesso vedo che a partire da questa storia del partito del Sud che - non esiste come partito ma come gruppo di pressione - qualcosa è cambiato nella geografia del Centrodestra. La dinamica che si è messa in moto tra Nord e Sud è molto più insidiosa e pericolosa dello scandalo della Escort”.
Nel frattempo, su un altro mondo, si sta svolgendo il dibattito congressuale nel Pd. Quando torneranno su questa terra?
“Secondo me Bersani ormai ha vinto. La sua sinistra di riferimento è l’ex partito comunista, i ds”. - In tal caso la forma partito che ne può nascere in seno al Pd è il ritorno a un partito che tenda a recuperare legami a sinistra e instaurare alleanze con il centro cattolico e moderato.
“L’aspetto rilevante rispetto alla ricollocazione complessiva del Pd nell’ambito socialdemocratico è che può nascere un centro con una sua consistenza parlamentare e di opinione pubblica in grado - in prospettiva - di stringere un’alleanza con il Pd di Bersani. Senza la quale, come è noto, in Italia non si va da nessuna parte.
- Pensa che in tal caso ci potrebbe essere una fuoriuscita dei moderati e dei cattolici come la Binetti o Rutelli, magari verso l’Udc di Casini?
“Se nasce questo baricentro forte al centro (irrilevante se Binettie Rutelli vanno da Casini) si potrebbero creare sommovimenti rilevanti che riguardano pezzi del Centrodestra”.
- Ogni tanto Pisanu e Scaiola lanciano qualche messaggio, magari in antitesi alla Lega. Potrebbero essere loro i primi ad abbandonare la grande nave del Cavaliere? “Potrebbero. Ma oggi questa eventualità, allo stato delle cose, non è credibile. Quella di un nuovo centro non è una storia di oggi e neanche di domani. Finché c’è Berlusconi sulla scena non ci sarà mai un centro alternativo con una qualche verosimiglianza. Berlusconi tiene bloccato il centro moderato, mentre il partito che domina è la Lega. Questo piccolo centro di Casini, che pure è riuscito a conservare i suoi voti, può diventare solo una promessa per il futuro”.