venerdì 23 maggio 2008

BERLUSCONI: NAPOLI A NOI DUE

Napoli a noi due. Come un vicerè del Seicento con la sua corte spagnola, Silvio Berlusconi arriva nella capitale del Mezzogiorno con la carovana del suo quarto governo, in una scenografia postmoderna, accuratamente predisposta, nuova e antica allo stesso tempo, per giocare la sua prima, impegnativa sfida: sradicare il mantello di monnezza che copre la città lungo il golfo e sotto il vesuvio, nei quartieri bene come nella Napoli sotto della Sanità , affrontare l’emergenza “come se fosse un terremoto o un’eruzione vulcanica”. Poi, dopo essersi dato trenta mesi per vedere spuntare i fiori dai rifiuti come nella Ginestra del Leopardi spuntava dalla terra arsa, getta finalmente sul tavolo, dopo l’attesa delle scorse settimane, le sue carte. Alcune erano state previste e anticipate dai giornali, come il ritorno nell’agone napoletano del capo della protezione civile Guido Bertolaso, dotato stavolta di poteri straordinari di sottosegretario, come il potere di commissariamento dei Comuni “inadempienti” e la secretazione delle discariche scelte per ammassare i rifiuti, protette come siti sensibili dall’esercito, come fossero una centrale atomica militare. Una soluzione inevitabile per fermare le rivolte di cortile (si chiama proprio così la sindrome Nimby, “not in my backyard”, non nel mio cortile, in cui si sono esibiti molti cittadini campani). Rivolte che hanno impazzato per 14 anni ogni qual volta i commissari per l’emergenza rifiuti sceglievano un’area dove riversare l’immondizia ammassata nelle strade della Campania.


Poi Berlusconi è passato ad illustrare “le scelte dolorose e difficili”, ovvero il bastone per chi dovesse ostacolare il suo progetto: il carcere per chi si introduce nelle discariche presidiate dall’esercito, con l’arresto da tre mesi a un anno, cinque anni addirittura per i promotori di disordini, i Masanielli della monnezza (dietro i quali spesso si celano interessi poco puliti, perché la camorra ha interesse a mantenere lo status quo e sponsorizzare le sue discariche abusive).

Vi è poi la conferma dei termovalorizzatori, indispensabili per procedere con la raccolta differenziata (su cui sono previsti obiettivi minimi e relative multe per i comuni che non li raggiungono), ma con la seconda grande sorpresa di questo Consiglio dei ministri: insieme con la chiusura di impianti di combustione e la loro trasformazione in impianti di compostaggio (per il cosiddetto umido, i rifiuti organici, detto appunto “compost”) e con la conferma dei termovalorizzatori di Salerno, Acerra e Santa Maria La Fossa è spuntato un quarto inceneritore (“di ultima generazione”), addirittura nella città di Napoli. Le sorprese di questo primo Consiglio dei ministri voluto a Napoli, simbolo delle difficoltà e del difetto dell’intero Paese, non sono mancate e non si è trattato di operazioni di immagine. Ora Berlusconi ha trenta mesi per vincere la sfida. Il premier non si contrappone polemicamente al governo precedente, che pure aveva affiancato un generale al commissario straordinario De Gennaro, ma dice, secondo il suo nuovo stile politico, che il suo governo “ha fatto tesoro” degli errori del passato. Perché “non esiste un modo solo per risolvere il problema, ma noi siamo pronti ad adottare scelte dolorose e difficili con fermezza e determinazione”. Non ha attaccato nemmeno Antonio Bassolino, il quale da parte sua continua a lanciare segnali di collaborazione. Almeno per ora la sfida tra Berlusconi e il governatore campano è rinviata. Per ora.