
Dunque, la Lega – con un sì condizionato – ha sdoganato la monnezza campana. È stato lo stesso Bossi a dare l'annuncio dopo l'accordo con il ministro per i Rapporti con le Regioni Fitto, che convocherà la conferenza Stato-Regioni e chiederà agli enti locali di farsi carico di una quota parte dei rifiuti. Certo quella del Carroccio è una virata a 180 gradi, se pensiamo che alla Camera per due volte aveva votato con l'opposizione il decreto sull'emergenza, facendo andare sotto il governo. Un segnale che il Carroccio mandava alla maggioranza per far capire quanto ci tenga affinché dal Parlamento arrivi un messaggio di «responsabilizzazione delle amministrazioni locali campane» che devono in qualche modo farsi carico di un'emergenza da loro creata. Perché «non passi il principio che tanto alla fine paga sempre Pantalone». Dalla base erano arrivate minacce di boicottaggio: «Se anche un solo treno carico di rifiuti passerà per la Lombardia ci metteremo di traverso per impedire che questo accada». In poche ore la Lega è passata dalle traversine dei binari alla guida del locomotore.
La decisione presa da Bossi è stata accolta da Formigoni non esattamente con entusiasmo. Il governatore non ha mai nascosto perplessità verso una soluzione lombarda del caso Napoli. Ma alla fine ha confermato di essere disponibile a smaltire dalle cinque alle settemila tonnellate di rifiuti (del resto non è una novità: lo aveva già dichiarato ai tempi del governo Prodi, indicando la stessa identica quantità). La Lombardia lo farà per un principio di solidarietà, ma anche perché «la situazione laggiù sta mutando e ci sono segnali di questo nuovo corso». Lo dimostrerebbe la costruzione dei termovalorizzatori, uno nella città di Napoli. Ci sono valide ragioni per accogliere e smaltire i rifiuti campani in Lombardia e nelle altre regioni. Il primo è il principio di solidarietà che sta alla base di uno Stato e di un popolo. Un'altra motivazione morale (fatta balenare dal presidente della Repubblica), potrebbe essere quella d'interpretare l'operazione come una sorta di riparazione nei confronti della gente del Sud. Gran parte dei rifiuti tossici, sanitari e pericolosi insaccati abusivamente in Campania in questi dieci anni, infatti, venivano spesso da disinvolte fabbriche del Nord.
Ma ci sono cose che vanno chiarite. Primo: quelle che arriveranno non saranno ecoballe buone per i termovalorizzatori, da cui produrre energia termica. Quelle campane, come risulta dalle indagini della magistratura, dei tecnici, dei commissari e della Commissione della Camera, non sono trattate a norma: contengono di tutto e di più. Durante una verifica hanno trovato perfino una ruota d'auto con tanto di cerchione. Pertanto non potranno finire nella maggior parte dei 25 impianti lombardi. Si tratta di rifiuti belli e buoni e come tali vanno trattati, per esempio in discarica. Anche da Brescia, dove c'è il più importante termovalorizzatore della Lombardia, la risposta non s'era fatta attendere: le ecoballe campane non possiamo gestirle perché non è materiale differenziato. Secondo: gli impianti di raccolta e di smaltimento della regione sono già a regime. Vi sarà un potenziamento che inevitabilmente farà scaturire più diossina nel cielo di Lombardia, così bello quando è bello, così inquinato quando è inquinato. Dunque deve trattarsi di un'operazione «una tantum», ne va della salute dei cittadini. Terzo: lo stock d'immondizia smaltita cinque anni fa durante un'operazione simile non è stata ancora pagata ai legittimi creditori. Ma in Germania i rifiuti se li fanno pagare. Non sarebbe il caso, per un sacrosanto principio di responsabilità, che gli enti locali campani pagassero almeno in parte lo smaltimento, onorando i propri debiti? Non sono stanchi anche loro di cantare «chi ha avuto ha avuto»?