mercoledì 6 agosto 2008

MADE IN CHINA


"Entro il 2020 la Repubblica popolare avrà compiuto l'edificazione di
una società armoniosa". Lo slogan di Hu Jintao, segretario generale
del Partito comunista cinese e capo dello Stato, viene ripetuto spesso
dalla nomenclatura di Pechino. Non è insolito nel grande Paese del
"socialismo con caratteristiche cinesi", secondo un celeberrima
espressione di Deng Xia Ping, che ci si ponga pubblicamente una meta
con dei tempi storici. Il fatto è che, se dal punto di vista
dell'armonizzazione economica la Cina forse ha fatto anche prima,
quanto a quella sociale, invece, i tempi non sono per nulla sicuri,
poiché attualmente l'impero del Drago ha fortissimi squilibri e la
crescita dei nuovi ricchi va di pari passo con la moltiplicazione dei
nuovi poveri. L'impetuosa crescita economica, avviata già dai tempi di
Mao Zedong, che raccomandava di "mantenere la rivoluzione e
salvaguardare la produzione", proseguita con l'industrializzazione
degli anni Settanta e scoppiata all'inizio degli anni Novanta, ha
approfondito le diseguaglianze, come in tutto l'Occidente, come nel
Primo, nel Secondo e nel Terzo Mondo. Su questo il capitalismo
socialista di Deng, colui che ha messo un cappello marxista al più
selvaggio, disinvolto e libertario dei capitalismi, non ha avuto la
meglio, nonostante i propositi di giustizia sociale dettati da Zhou
Enlai, che dovevano essere il risultato delle "quattro
modernizzazioni":industria, agricoltura, scienze, difesa.
Sulla crescita invece non ci sono dubbi. Il progresso economico
continua a fare passi da gigante. Trainata dalla domanda interna più
che dalle esportazioni, la crescita continuerà indisturbata per tutto
il secolo. Questo spiega lo "schiaffo" agli Stati Uniti nelle
trattative del Wto: ormai stiamo parlando di due poteneze che parlano
da pari a pari, anzi di un potenza emergente contro un'altra che
rappresenta sempre di più "il tramonto dell'Occidente" per dirla con
Spengler. 
Fra meno di vent'anni, nel 2035, il primato economico e commerciale
degli Stati Uniti sarà spazzato via da quello cinese. Nel 2050 il Pil
della Cina sarà doppio rispetto a quello americano. A quel punto la
faccenda diventerà di carattere geopolitico.
La forza cinese non è più nelle esportazioni e nella ben nota
sovrapproduzione che predilige la quantità a scapito della qualità.
Il vero motore che ne alimenta la crescita sarà sempre più la
gigantesca domanda interna di un miliardo e mezzo di abitanti. Secondo
il più classico degli schemi economici i cinesi lavorano, consumano e
quindi aumentano il tenore di vita (ma con la caratteristica di
forbice sociale che abbiamo detto), senza patire nè le politiche
protezioniste eventualmente messe in atto dagli altri paesi per
frenare l'ingresso dei prodotti cinesi, nè altri potenziali fattori di
discredito, che potrebbero indurre i consumatori stranieri a limitare
l'acquisto del "made in China". Il vero nemico potrebbe essere
l'inflazione. Restano i frutti del "socialismo con caratteristiche
cinesi": l'inquinamento, l'arretratezza delle politiche di tutela dei
lavoratori, lo scarso rispetto per i diritti e le libertà personali,
ad esempio. Su tutto questo il futuro è ancora un'incognita, come
hanno dimostrato i recenti fatti di censura alle Olimpiadi di
Internet. E a proposito dei cinque cerchi, è evidente che questo
storico avvenimento sportivo rappresenta il più grande biglietto da
visita economico, sia per l'import che per l'export. E i nostri
"campioni" industriali nazionali, presenti in gran numero a Pechino, a
cominciare da Nerio Alessandri, le cui macchine sono onnipresenti nei
villaggi olimpici (non male per un ex ragazzo che ha cominciato
saldando un paio di tubi in un garage), dimostrano che l'Italia sa
cogliere le occasioni propizie e il nuovo vento della storia.
A rimanere sensibilmente più basso rispetto a quello degli Stati Uniti
sarà il tenore di vita, ma insieme al peso economico, la Cina
acquisterà maggior rilevanza e influenza sugli scacchieri
internazionali, anche a livello diplomatico e militare: agli Stati
Uniti toccherà allora un ruolo secondario, simile a quello attuale
dell'Europa. Così come era avvenuto, nel dopoguerra, tra l'Inghilterra
di Churchill e l'America di Truman e Marshall.
Ecco cosa si cela dietro questa Grande Esposizione Universale che è la
Pechino olimpica, che ha già ridisegnato il suo volto urbanistico e
architettonico e aperto un numero impressionante di cantieri. Il
merchandising collegato non ha nulla da invidiare alle operazioni
commerciali americane o europee. Compreso l'invito, involontariamente
comico, ad acquistare magliette, gadget, zainetti e tutto il resto
solo in negozi accreditati, per evitare copie contraffatte. Proprio
loro…