martedì 14 ottobre 2008

A COLLOQUIO COL BANCHIERE DEL PAPA


La sede dello Ior, l'Istituto opere per la religione del Vaticano, in pratica la banca del Papa, è nel torrione che sovrasta il Palazzo Apostolico. Ho avuto l'avventuro di entrare nel cuore di questo "sancta sanctorum" e di intervistare il suo presidente, il professor Angelo Caloia. Il banchiere lombardo vi lavora da quasi vent'anni e ha fatto dimenticare la gestione precedente legato a monsignor Marcinkus, il prelato che aveva fatto precipitare lo Ior ai limiti del baratro. Lo Ior è un luogo quasi surreale: dentro la roccaforte ecco aprirsi uno sportello bancario vero e proprio con un bancomat...in latino! L'ufficio di Caloia è proprio di fronte all'ascensore che il Papa adopera per salire nei suoi appartamenti. Ecco il testo dell'intervista che Caloia mi ha concesso nel suo ufficio allo Ior, pubblicata su Famiglia Cristiana. L'intervista è un'esclusiva mondiale concessa al mio settimanale, vale la pena di leggerla. Buona lettura


"La sede dello Ior è nel luogo più pittoresco del mondo per una banca: il torrione Niccolò V, a ridosso del Palazzo Apostolico, dentro le mura leonine della Città del Vaticano. Dietro una porticina si svela un istituto come gli altri, con gli sportelli e un bancomat...in latino. Man mano che si sale il luogo si fa più attinente allo stile dei sacri palazzi, via via fino allo studio del professor Angelo Caloia, oltre il patio del cortile Sisto V dove c’è l’ascensore che porta il Pontefice al suo appartamento privato. Nello studio del “banchiere del Papa”, dove c'è anche il tavolo del consiglio di amministrazione dello Ior, spiccano un dipinto del Nazareno e una finestra che sembra un’acquaforte di Piranesi: sotto, il Cortile del maggiordomo con l’inizio del passetto che portava i condannati a Castel Sant’Angelo, in alto un cielo di smalto, l’orizzonte dei pini e dell’Università Urbaniana. Il numero uno dello Ior mi mostra il tavolino dove si inginocchiò Madre Teresa per girare un assegno. La “matita di Dio” "vergò una grande M" e si raccomandò di farlo fruttare il più possibile per il bene delle sue 450 missioni in tutto il mondo. Il torrione Niccolò V è un bastione fisico e simbolico. Lo Ior è rimasto praticamente immune dalla crisi che ha devastato i mercati di tutto il mondo. Merito di questo banchiere che sta dentro la roccaforte da quasi 20 anni, quando prese il posto di monsignor Marcinkus, facendo dimenticare, anno dopo anno, la gestione del prelato che aveva fatto precipitare l’istituto nel baratro. "Io da tempo dico una cosa molto semplice: il denaro è fiducia ", esordisce Caloia. "Per questo la sua gestione, ovvero la finanza, deve essere intrinsecamente etica. Quando poi vengono meno i valori, la responsabilità individuale e sociale, quando si creano dei cicli vorticosi di sfiducia, non solo tra i risparmiatori ma tra le stesse banche, allora si precipita nel panico. Un panico ingiustificato dal punto di vista dei fondamentali dell’economia e anche della finanza più legata alle attività produttive". –Ma da cosa deriva per lei questo panico generalizzato? "Semplicemente dal fatto che è venuto meno questo mastice della vita sociale che è rappresentato dalla fiducia reciproca, ma anche e soprattutto dalla coscienza retta di chi opera nell’economia e nella politica. Oggi nella finanza mondiale nessuno si fida più di nessuno. Anche se si sono percorse parecchie vie: prima l’intervento americano e poi dei Governi europei, che hanno avuto più tempo per riflettere e trovato soluzioni più solide. Si è andati dall’acquisizione dei cosiddetti titoli tossici alle nazionalizzazioni, dalla ricapitalizzazione delle società alla riduzione del costo del denaro concertata tra le banche centrali, fino alla concessione di garanzie illimitate su tutte le passività delle banche". – Ed è servito a poco, cure da cavallo meno efficaci di un’aspirina. "C’è tuttora una tremenda insicurezza da parte di tutti, a cominciare dai risparmiatori. D’altra parte, il risparmio è sempre stato colpito duramente. Vuoi per calamità naturali, vuoi per cicli di mercato, vuoi per l’inflazione. E spesso sono risparmi sudati, frutto di lavoro". – E oggi? "Oggi viene colpito da comportamenti scorretti al limite della fraudolenza, dalla eccessiva propensione per l’azzardo, da comportamenti che eludono le norme. È colpito da quella brama di profitto che è sempre stata denunciata dall’autorità ecclesiastica. Non deve quindi sorprendere che il Papa levi alta la voce nei confronti di chi fa del denaro non uno strumento, ma un fine a sé stesso. E questo è d’altra parte un tempo in cui il denaro e l’egoismo stanno dominando". – “The price of greed”, la crisi è il prezzo della cupidigia, ha titolato il Time... "Esattamente, d’altro canto la Chiesa è sempre stata vigile nei confronti degli idoli. E soprattutto Benedetto XVI ha sempre detto che per operare rettamente la ragione dev’essere purificata, perché il suo accecamento etico derivante dal prevalere dell’interesse e dal potere è sempre in agguato. Per chi ha fede e per chi ha avuto la fortuna di essere formato nella coscienza c’è modo di dare alla ragione stessa una purificazione". – E tutto questo come si traduce nella finanza? "Si traduce nel non essere schiavi della mentalità utilitaristica dominante, che poi significa eccessivo attaccamento al denaro, accumulazione comunque, indifferenza verso i bisognosi. Se l’atteggiamento mentale dell’operatore finanziario o economico è ispirato alla fiducia in Dio, ne discende una grande e creativa libertà, aliena all’eccessiva preoccupazione per il futuro e anche dall’ansia di accumulare. Bisogna essere poveri di spirito, dice Cristo nel discorso della montagna...". – Questo colossale “falò delle vanità” rischia di abbattersi su quelli che lei chiama i bisogni popolari. Tutti aspettano la “fase due”, quella per cui dalla finanza il contagio passerà all’economia reale: il credito alle imprese, la produzione, i posti di lavoro... "Le conseguenze di questa crisi possono essere gravi. L’intervento delle autorità governative e monetarie è teso a far sì che riprenda l’erogazione del credito. Il denaro è come il sangue che circola nel corpo umano. Se non raggiunge i gangli vitali dell’organismo il corpo ne soffre. Oggi la preoccupazione massima è che il credito non giunga alle piccole e medie imprese, che sono il tessuto dell’economia nonostante il fiume di liquidità pompato dalle banche centrali. Con conseguenze per i posti di lavoro e per le famiglie. Indubbiamente è questo il problema. Tanto è vero che la Federal Reserve è arrivata a finanziare direttamente le imprese, senza passare dalle banche. Una cosa mai vista". – Non teme che la crisi possa investire opere e missioni della Chiesa? "Io credo che da questo punto di vista nella Chiesa ci sia una grande capacità di operare in modo efficace e senza spreco, mirando alle cose buone. Se noi consideriamo poi il favore con cui la popolazione tende a vedere le opere della Chiesa e a contribuire, ci si accorge della verità di quel che ho detto. C’è poi questa presenza di maggiore fiducia in Dio, di affidamento alla Provvidenza. Ciò mi fa credere che le realtà della Chiesa riescano a essere ancora più capaci di raggiungere le vere aree e i punti di sofferenza dell’umanità". – Che impatto ha la crisi dei mercati sulla banca della Santa Sede? "Noi non siamo una banca. Non abbiamo concesso né concediamo prestiti. In tal modo, non ci sono da noi perdite inesigibili. Il nostro patrimonio è solido e non abbiamo carenze di liquidità. Siamo sempre stati molto prudenti nel gestire le nostre finanze, oserei dire conservatori. Abbiamo sempre adottato investimenti difensivi". – Sul piano della gestione finanziaria come vi muovete? "Evitando ogni ricorso ai derivati. Noi amministriamo le risorse che ci sono affidate dalla comunità ecclesiale valorizzandole al meglio, ma con investimenti chiari, semplici, eticamente fondati. Quindi niente speculazione, niente titoli legati allo sfruttamento di bambini, all’industria delle armi e cose del genere. Solo investimenti oserei dire “blasonati”. Titoli sani, sociali , con grandi garanzie. Certificazioni internazionali attestano la rispondenza nelle scritture contabili di quello che facciamo. La nostra esperienza ci dice che l’obiettivo di non far perdere il capitale agli enti religiosi che ci affidano le loro risorse è ancora oggi pienamente raggiunto". – Sui giornali si leggono pagine e pagine di condanna degli eccessi del liberismo. Il mondo ha capito la lezione? "Le consapevolezze degli eccessi di questo libertarismo, di questo liberismo selvaggio di tipo finanziario che finisce col comprimere la società, ci sono. Ci vogliono delle regole, anche se non bastano. Occorrono anche i comportamenti, che inevitabilmente devono ricondursi a un’etica e, per noi, a una morale cristianamente ispirata". – Però non si può pretendere che tutti i banchieri, i manager e i broker della Terra siano cattolici o credenti... "No, certo, ma ci sono delle basi comuni per l’uomo e queste basi comuni sono i diritti universali, quel Dna etico che il Creatore ha posto in tutti noi e che deve emergere nei gravi momenti di difficoltà come questo. Compito che non spetta solo alla Chiesa ma a tutti i governanti illuminati". – Fatto sta che gli “spiriti animali” del capitalismo evocati da Keynes si sono rivelati un po’ poco spiriti e un po’ troppo animali... "Le occasioni fanno spesso dell’uomo un peccatore. Per questo è necessario che ci sia una regolamentazione, unita a una formazione della coscienza nella politica e in ogni altra espressione sociale. E da lì che bisogna ripartire. È da lì che bisogna riprendere un cammino che rafforzi quei messaggi che tendono al bene comune, come quello pronunciato dal Papa sul denaro". – I banchieri americani simboleggiano la “vil razza dannata” di questa crisi, con i loro compensi e le loro stock options milionarie. Il presidente della Lehman Brothers Dick Fuld pare abbia percepito un compenso di cento milioni di dollari nel 2008, nonostante il bel risultato finale; un altro banchiere ha incassato 40 milioni di liquidazione. Molti di loro stanno festeggiando tra Montecarlo e Parigi sulle rovine fumanti delle loro banche... "Be’, guardi, c’è sempre stato un disagio nel venire a conoscenza di questo tipo di retribuzioni. Il meccanismo delle stock options è negativo perché tra l’altro indirizza l’attività dei manager verso orizzonti a breve di capitalizzazione più vantaggiosa per i loro interessi che per quelli della società, distaccandosi da una strategia a lungo termine e dai fondamentali dell’economia come la produzione, l’occupazione, gli investimenti e via dicendo. Guardano più alla plusvalenza del capitale e ai dividendi. Massimizzare i vantaggi monetari a breve non è difficile: basta tagliare i costi. Per questo tutti i piani industriali fanno fatica a emergere, molto più facile risulta tagliare la massa salariale. Più difficile è avere delle strategie di penetrazione nei mercati e di incremento lento, costante dei ricavi". – Il Papa, nell’affermare che il "denaro non è niente", che conta solo la parola di Dio, ha ricevuto anche qualche critica, persino qualche ironia, dal momento che senza denaro non si vive... la stessa Santa Sede non potrebbe andare avanti senza lo Ior. "Il Papa non ha invitato a non utilizzare il denaro, ma a essere responsabili nella sua gestione. Gli usi smodati, le eccessive brame e, in ultima analisi, l’economia di carta, che finiscono per non avere ricadute se non negativamente sui genuini bisogni popolari come il lavoro, la famiglia e una dignitosa vita terrena. Il Papa non intendeva certo demonizzare il denaro, sa benissimo che l’uomo passa attraverso queste risorse caduche e terrene e che è anche attraverso di esse che egli deve cercare di dare un senso alla sua vita. "Tutto è vanità”, dice il libro del Qoelet. Ma questo non significa che noi non dobbiamo governare e far fruttificare le risorse terrene, con coscienza retta e con senso di responsabilità. Lei ricorda il cardinale Sin?". – Era il primate delle Filippine... "Colui che in sostanza pose fine al regime di Marcos e dei suoi successori, portando la pace nelle isole. Mi ricordo ancora il colloquio che avemmo in questo studio. Era seduto dove ora è seduto lei. Mi disse: “Caro professor Caloia, ho bisogno che lei mi sostenga, perché quando sarò dal buon Dio dovrà esserci sufficiente reddito per far andare avanti il mio esercito”. Intendeva dire tutti i suoi sacerdoti, le sue missioni, la sua organizzazione, la sua Chiesa. E aggiunse: “Il denaro può essere lo sterco del diavolo, ma può anche diventare un buon fertilizzante”.