Ha pubblicato una lunga inchiesta che parla di cristiani, musulmani,
buddisti, confuciani e pentecostali, di Corano e Vangelo, di Chiesa
avventista del Settimo giorno e scintoismo. Il libro che non ti aspetti dal
direttore dell'Economist, il prestigioso settimanale della City, considerato
la bibbia laica di economisti, politici, finanzieri, imprenditori di tutto l
'Occidente. In realtà God is back (Dio è tornato), scritto in collaborazione
con il corrispondente americano Adrian Wooldridge, ha molto più a che fare
di quanto si possa credere con il mestiere e gli interessi del 46enne John
Micklethwait, dal2006 al timone del magazine londinese che diffonde tre
milioni di copie in tutto il mondo (l'80 per cento fuori dal regtno Unito).
Non solo perché è il primo direttore di dichiarata fede cattolica "romana"
(che ha come guida il Papa e non la Regina, come quella anglicana), ma anche
perché «la ripresa globale delle religioni» ha molto a che fare con il
capitalismo prossimo venturo. «La democrazia, il mercato, la tecnologia e la
ragione, tutto ciò che si supponeva dovesse distruggere la religione, in
realtà la rendono più forte», spiega Micklethwait. «Capitalismo e religione
camminano mano nella mano e si rafforzano a vicenda. Dio non è un'
alternativa alla modernità, ma una risposta ad essa. In molti Paesi del
mondo le Chiese utilizzano gli strumenti della modernità per prosperare e
propagare il loro messaggio».
-Il "risveglio del sacro" è un esito imprevedibile per molti pensatori dell
'Ottocento, da Durkheim a Marx.«È vero, anche in molti testi su cui ho studiato vi era l'idea prevalente
che più la società si modernizza e più si secolarizza. Lo sosteneva anche
Francis Fukuyama quando parlava, dopo il crollo del comunismo, di "fine
della storia" e avvento del liberalismo. Oggi tutti questipensatori e
studiosi, a cominciare dagli illuministi, dovrebbero ricredersi. La
religione è parte del mondo moderno. Quello che è ormai chiaro a tutti è che
Dio è tornato. Ma l'aspetto più interessante non è di tipo quantitativo, ma
qualitativo. La religione sta giocando un ruolo pubblico sempre più
importante nella vita pubblica, sociale e intellettuale. Lo si vede
dappertutto: dalle banlieue di Parigi ai sobborghi di Dallas, dagli slums di
San Paolo alle baraccopoli di Bombay. Lo sviluppo della cristianità in Cina,
con particolare devozione alla Vergine Maria, è qualcosa di sorprendente.
Tra l'altro molti leader della protesta dell'89 in piazza Tien an men si
sono convertiti al cristinesimo».
- Quali effetti ha questo risveglio sull'economia?«Enormi. In Cina, per esempio, la conversione al cristianesimo (non solo
cattolico ma anche pentecostale) è una grande forza di ascesa sociale. In
tutto il mondo la gente ha scelto di spendere la sua acquisita libertà non
diminuendo ma aumentando il ruolo della religione, anche in politica. La
nuova borghesia emergente di Pechino non fa che creare comunità di
riflessione spirituale. L'accresciuta democrazia in Cina può produrre la più
grande ondata di cristianesimo di tutti i tempi. L'evangelismo pentecostale
in particolare, nato in America e diffuso fino in Francia, in Sudamerica, e
in Cina, fornisce alla gente la giusta disposizione psicologica per
prosperare nell'economia capitalistica».
-Lo diceva già Max Weber per l'etica protestante...«E in effetti la religione agisce con un meccanismo simile a quello
innescato dal puritanesimo del 17esimo secolo e descritto da Weber. Oggi il
fulcro però non è più l'Europa settentrionale, dove il capitalismo è nato,
ma l'America».
- QualeAmerica?«L'America profonda delle grandi chiese pentecostali, dove la fede abbraccia
democrazia e mercato e dove religione e modernità coesistono felicemente.
Per questo sostengo che per la prima volta nella storia il modello che si
sta esportando non è il cristianesimo europeo ma quello americano. Che tra l
'altro è molto legato all'economia. Se si va nel negozio di libri di una
chiesa evangelica, si trovano decine di manuale di business e di management.
I predicatori moderni usano modelli di business per evangelizzare più fedeli
possibile. Molta gente che entra in quelle chiese non è disperata e alla
ricerca di soluzioni. È gente che sta salendo nella scala sociale».
-La dimensione religiosa in Obama è importante?«Assolutamente sì. Lo si evince a partire dal suo libro autobiografico
interessante agli occhi degli europei. Quando si pensa alla religione
americana si pensa a Bush, al newborn, a colui che per sfuggire all'
alcolismo riscopre la fede e si rivolge a Dio per essere aiutato».
- E non è così?«In realtà la tipica esperienza americana è quella di Obama, con cui molti
europei si identificano: un giovane intelligente, di successo, che scopre il
significato profondo della vita in una chiesa di Chicago e si converte,
dedicando a Dio i suoi sacrifici, il suo passato difficile, ma anche il suo
futuro . La fede è ciò che permette di capire il vissuto di Obama, ma anche
le sue scelte politiche».
- Obama però è apertamente favorevole all'aborto.«Questo è un problema per noi cristiani. Non lo ha mai nascosto. Anche nei
suoi libri ha sempre detto che entro certi limiti spetta alla donna la
libertà di scegliere. Almeno bisogna riconoscere resto è sincero, non è un
adoratore o un finto bigotto. Comunque la via americana, quella basata non
su un'eredità, su una tradizione, sul cuius regio eius religio,
come spesso avviene in Europa, ma su una scelta adulta è il modello che si
sta espandendo in tutto il mondo. Ha contagiato i democratici, che sono
diventati competitivi proprio perché hanno potuto presentarsi alle comunità
evangeliche, che erano appannaggio dei repubblicani e hanno vinto le
elezioni. Obama diceva loro: guardate alla mia storia, guardate al mio
passato, guardate come Dio mi ha cambiato. E ha trionfato».
-L'Italia è un Paese di profonde radici cattoliche eppure non se la passa
bene in economia.«L'Italia resta uno dei più bei posti al mondo dove vivere, ha gente di
assoluto talento. Ma i suoi problemi non sono di natura religiosa. Avrebbe
bisogno di riforme strutturali, pensioni, opere pubbliche. Il suo leader
Berlusconi dovrebbe modernizzarlo maggiormente, è questo il suo mandato. La
tragedia è che non lo fa. Ma questa è un'altra storia...».