domenica 7 giugno 2009

L'AVANZATA DELLA DESTRA XENOFOBA


L'exploit in Olanda del Pvv di Geert Wilders, balzato dal 5,9 al 17
per cento è un dato nuovo, assolutamente inaspettato, almeno in questi
termini. Il Pvv è un partito dell'estrema destra con forti pulsioni
anti-islamiche. Ora è divenuto il secondo partito olandese. Ma il
vento dell'estrema destra non soffia solo su Rotterdam e Amsterdam.
Partiti dell'estrema destra potrebbero mettere a segno risultati anche
in Austria, Danimarca, Ungheria, Bulgheria, Repubblica ceca e in
chissà quali altri Paesi dell'Ue
“L'aspetto rilevante dell'Olanda”, spiega Roberto Cartocci, docente di
scienza della politica a Bologna, acuto osservatore dei fenomeni
socio-politici del Vecchio Continente, “è che fino a qualche anno fa
sembrava un Paese felicemente incamminato sulla strada della
convivenza multietnica. Nella terra dei tulipani si masticava
tolleranza in tutte le sue declinazioni. E invece da qualche anno a
questa parte c'è stata una svolta, il processo di integrazione si è
inceppato. E' così che siamo arrivati al risultato di questa
settimana. Abbastanza preoccupante. Anche l'Olanda, che doveva essere
una nazione relativamente tranquilla dal punto di vista della
convivenza, evidentemente è precipitata in un forte clima di
insofferenza”.
- L'avanzata del Pvv è un fatto saliente dell'Olanda o no?
“No, è anche dell'Olanda. L'avanzata delle destre è una situazione
che coinvolge Paesi con nuova e vecchia immigrazione. Basta citare
Haider, per andare fino alle rivolte delle banlieue a Parigi. Il
problema di un'integrazione molto zoppicante è ormai un problema noto.
Anche in Olanda il nodo è venuto al pettine. Bisogna parlare di una
sindrome dell'indifferenza e del rifiuto”.
- La potremmo chiamare anche sindrome dell'intolleranza, o addirittura
della xenofobia..
“Vorrei evitare di usare questi termini. Sono scorciatoie che non ci
farebbero capire il fenomeno negli aspetti più autentici, quelli di
un'insicurezza diffusa”.
- In Olanda, e non solo dunque, hanno vinto i voti della paura,
questo lo possiamo dire?
“La paura è la cifra dell'epoca, della nostra epoca. Ma, torno a
ripetere, più che paura la chiamerei proprio insicurezza, alimentata
dalla crisi economica che produce questo atteggiamento. Aggiungerei
l'allargamento delle frontiere. Con l'allargamento a 27 c'è stato un
forte afflusso di gente dell'Est, che ha scritto un nuovo capitolo dei
processi migratori, anche se si trattava di cittadini comunitari.
Polacchi in Gran Bretagna, romeni e albanesi in Italia e così via.
Alla fine, nelle percezioni dell'autoctono che si vede circondato da
stranieri, che siano rumeni europei o extracomunitari del Ciad, cambia
poco”.
- Sta avvenendo quel che è già accaduto neghli anni '30. La crisi
economica favorisce le destre. Lo ha detto anche il nostro ministro
Tremonti a suo tempo.
“L'avanzata delle destre in tempi di crisi è un fenomeno che esiste da
sempre. Si verifica sia nei pericoli di congiuntura appena accentuata
sia in congiunture molto forti come questa. Dobbiamo anche aggiungere
che questa crisi avviene in un momento in cui tutto il mondo
occidentale è in transizione. Già prima del settembre del 2008
vivevamo questa insicurezza e incertezza. Poi questi tratti di sono
accentuati. E questo non può che fare il gioco delle destre”.
- In America è successo il contrario: il collasso economico
finanziario ha favorito i democratici.
“Ma in America c'erano stati otto anni di Bush. La politica di destra
dell'ex presidente ha moltiplicato l'insicurezza, anche se era
condotta in nome dlla sicurezza nazionale. In Europa è diverso”.
- C'è anche il fenomeno dell'astensionismo, che in Europa cresce.
“Questo crea un peso diverso nei partiti. Anche perché
tradizionalmente le europee sono elezioni in cui la gente, sentendo
lontano il Parlamento di Strasburgo, si sente più libero al voto, lo
considera un ammonimento ai burocrati di Bruxelles, oppure ai politici
del suo Paese, va al seggio e gliele canta. Non ci sono competitors
più o meno carismatici che propongono programmi che vengono
immediatamente percepiti dagli elettori. Voglio dire che i voti di
pancia vengono molto più facili. Per questo non metterei in relazione
le elezioni americane con l'esito di queste europee”.
- Il voto sta confermano il processo di eclissi delle socialdemocrazie
in tutto il Continente.
“Sono le due facce della stessa medaglia. L'elettorato
socialdemocratico è per una fetta composto da classe operaia
subalterna, minacciata dalla crisi e dalla concorrenza immigrata. Chi
sta bene, vive in quartieri bene può anche ridimensionare la minaccia
dell'immigrazione. Ma in una classe operaia dove in qualche maniera la
crisi ha un peso che ti immiserisce la vita, allora le cose sono
diverse, non puoi permetterti il lusso di dire: aspettiamo e vediamo
se le cose cambiano. Questa epoca di crisi e di insicurezza può
favorire un passaggio diretto dalla socialdemocrazia a queste forme di
risentimento xenofobo. D'altra parte la socialdemocrazia è un prodotto
da ripensare come valori in sé, non slo come programmi. Non scalda più
i cuori di nessuno”.